Blog | Svelato il motivo per cui sotengo la storica decisione di chiudere negozi e supermercati nei giorni 'rossi'

Chi l'ha detto che le festività debbano essere sinonimo di lavoro anche per chi sta dietro le casse o riempie gli scaffali dei supermercati? Cavalca l'onda del dibattito la proposta di tenere serrande abbassate durante i giorni "rossi": ma il gioco vale la candela? Andiamo a vedere cosa bolle in pentola.

Con il nuovo corso politico introdotto dal governo Meloni, alcuni si aspettavano una svolta a favore dei lavoratori e delle fasce meno abbienti. Ma qualcuno storce il naso, visto che si è parlato più di cancellare il Reddito di cittadinanza e tagliare la Naspi che di sostenere chi il lavoro lo vive in prima linea.

È in questo clima che spunta la proposta di Fratelli d'Italia: serrature tirate nei negozi e supermercati quando il calendario segna festa. Per capire se è un'idea geniale o solo fumo negli occhi bisogna scavare tra le righe.

Giorni festivi senza shopping: svolta sociale o tappa-chiudi?

Nell'era del 'tutto e subito' molti ci hanno rimesso le piume, dovendo stare al lavoro mentre altri scartano i regali. A favore dei lavoratori, la proposta suona come una ninna nanna, coi giorni di festa trasformati in sacre pause dalla routine. C'è chi però non ci dorme sonni tranquilli: figuriamoci il presidente di Confimprese Mario Resca, che immagina già i suoi numeri in rosso e sostiene che sia meglio retribuire di più i turni festivi anziché chiudere.

Non solo un segno sul calendario: il valore della chiusura festiva

Un giorno di chiusura qui, uno lì, e il mondo del commercio va in letargo: ma non è solo un mero discorso di conti che non tornano. Questa proposta potrebbe farci fermare un attimo a pensare al ciclo incessante del consumismo. Magari, nel silenzio di una città senza vetrine illuminate, potremmo rispolverare i sentimenti e i valori un po' arrugginiti dal tempo e dall'abitudine.

La questione quindi non è se ci sarà da aspettare di più per il panettone o meno, ma come la mossa di tenere le luci spente cambierà il tessuto sociale e lavorativo del paese. Staremo a vedere se diventerà legge e quali saranno gli effetti su chi vende e chi compra. Nel frattempo, il dibattito continua a tenere banco tra chi vede nell'iniziativa un ritorno all'umanità e chi teme che sia solo un altro colpo al portafoglio.

"Il tempo è denaro", una massima che nel mondo moderno sembra aver assunto un significato quasi assoluto, ma è davvero così? La proposta di Fratelli d'Italia di chiudere negozi e supermercati nei giorni festivi "rossi" riporta alla luce una questione fondamentale: il valore del tempo rispetto al denaro, soprattutto quando si parla di qualità della vita e di diritti dei lavoratori.

La deregolamentazione e l'ultraliberismo hanno creato un sistema in cui il consumismo regna sovrano, trasformando anche i momenti sacri e di riposo in opportunità di acquisto. Questa proposta, seppur limitata a pochi giorni all'anno, rappresenta un tentativo di riportare l'attenzione su ciò che realmente conta: il tempo da dedicare a se stessi, alla famiglia e al riposo. Un segnale, forse piccolo ma significativo, che il capitalismo delle merci non deve occupare ogni aspetto della nostra esistenza.

Nonostante le critiche e le preoccupazioni per le possibili perdite economiche, dobbiamo chiederci: cosa vale di più, qualche giorno di chiusura o il benessere dei lavoratori e la possibilità di riscoprire il valore del tempo trascorso lontano dal consumismo? La risposta a questa domanda potrebbe segnare un passo importante verso un sistema economico più equo e umano.

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