Benedetta Rossi sfida i social con la pastiera napoletana facile: più veloce della ricetta tradizionale

La pastiera napoletana di Benedetta Rossi è una miscela di bontà che mette tutti d'accordo. Ecco come si prepara: la ricetta è più semplice di quello che si può pensare. È più veloce di quella della tradizione. I dettagli e la spiegazione della chef più famosa d'Italia.

Siamo ormai alle soglie di Pasqua. E, come tradizione vuole, nelle cucine delle famiglie italiane non si fa altro che discutere di cucine e ricette. Già, perché tutti sono ormai in procinto di assaggiare la iconica pastiera. Un altro mitico prodotto della cucina partenopea che, da nord a sud, viene preparato seguendo scrupolosamente i dettami della tradizione. Ma c'è chi, naturalmente, cerca di imprimere al dolce la propria personalità. È Benedetta Rossi, la più conosciuta chef social d'Italia. Ecco come prepara la pastiera.

La pastiera napoletana di Benedetta Rossi

Gli ingredienti, verosimilmente, sono gli stessi. Cambiano le dosi, naturalmente, che variano in base alla quantità di pastiera e dal recipiente dove adagiare la preziosa miscela. Per la sua pastiera napoletana Benedetta Rossi ha utilizzato: per la pasta frolla 2 uova, 100 grammi di zucchero, 80 grammi d'olio di semi, appena 8 grammi di lievito pane degli angeli e 340 grammi di farina. Per quanto concerne, invece, il ripieno, le dosi raccomandate riguardano: 250 grammi di grano cotto, 200 ml di latte, la scorza di un limone, cannella in polvere quanto basta, 250 grammi di zucchero, 250 grammi di ricotta, appena 3 uova, 70 grammi di macedonia candita. Infine, una fialetta aroma fior d’arancio.

pastiera benedetta rossi
La pastiera preparata per l'occasione della chef Benedetta Rossi. Fonte: Instagram

 

La preparazione è semplice e veloce. Per prima cosa si mette il grano cotto in un pentolino con il latte, un po' di cannella in polvere e una scorza di limone. Il tutto va poi a fuoco lento per un quarto d'ora. A parte si preparerà la frolla: saranno necessarie le uova, lo zucchero, l'olio di semi, mezza bustina di lievito per dolci (che corrispondono a due cucchiaini) e iniziamo a mescolare. Sommiamo la farina un po' alla volta. Una volta ottenuto un panetto liscio, teniamolo da parte sul piano infarinato. Quando il grano è pronto, spegniamo il fuoco, togliamo la scorza di limone e versiamo tutto in una ciotola per far intiepidire giusto un paio di minuti. Mettiamo anche metà dose di zucchero (quindi circa 125g) e mescoliamo.

In una ciotola a parte rompiamo le uova, aggiungiamo lo zucchero rimasto e montiamo con le fruste elettriche fino a ottenere un composto chiaro e gonfio. Uniamo le uova al mix di grano cotto e ricotta, mescolando per bene con la forchetta. A questo punto aggiungiamo la macedonia candita e una fialetta di aroma Fior d’Arancio e diamo un’ultima mescolata. Riprendiamo la frolla, lavoriamola leggermente con le mani e stacchiamone due terzi. Stendiamola con il mattarello sopra un foglio di carta forno infarinato per ottenere un disco. Prendiamo una teglia per crostata da 24 cm di diametro, unta e infarinata, e sistemiamo dentro il disco di frolla, facendolo aderire bene allo stampo. Tagliamo via i bordi in eccesso con un coltello (lasciandoli comunque belli alti).
Versiamo il ripieno sulla base e livelliamo se necessario. Stendiamo il resto della frolla e poi con un coltello ricaviamo 7 strisce larghe circa 1 cm. Disponiamole sul ripieno a formare la classica decorazione a strisce, poi tagliamo la frolla in eccesso. Inforniamo e cuociamo in forno preriscaldato ventilato a 180°C per i primi 45 minuti, poi abbassiamo la temperatura a 160-165°C e lasciamo cuocere ancora per 10 minuti.

Un dolce che è la storia di Napoli

Non tutti sanno che la pastiera, oltre a essere un dolce tipico della città di Napoli, ne ricalca anche l'urbanistica. Già, perché la pastiera che si ricopre con 7 strisce di frolla, secondo la leggenda, ricalcherebbe la planimetria dell'antica città di Neapolis, ovvero il centro storico di oggi. Davvero un culto senza tempo per un dolce che affonda realmente le sue radici nella città.

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